Il Périgord e il Quercy sono due belle regioni del Sud-Ovest della Francia, famose per il foie gras, il tartufo, il vino, Cyrano de Bergerac e l’uomo di Cro-Magnon. Ma c’è di più: sono anche il luogo ideale per visitare castelli, navigare fiumi, esplorare grotte, giardini e borghi millenari.
Con tali premesse, non ditemi che non avete già voglia di partire. E allora, via, suivez le guide. Vi racconterò come trascorrere una decina di giorni all’insegna dello svago, della natura, della cultura, della storia e della buona gastronomia, ripercorrendo gli itinerari che ho testato personalmente.
Si suole dividere il Périgord in 4 regioni e a ciascuna di esse viene associato un colore: bianco come le pietre calcaree delle falesie, verde come i densi boschi e foreste, porpora come il vino e nero come il tartufo che cresce in queste contrade.
Périgueux
La prima tappa è Périgueux, nel cuore del Périgord Bianco, costruita sulle vestigia dell’antica Vesunna.
Périgueux è una di quelle città che si prestano a essere sfogliate come un libro di storia: la prima pagina si trova al Musée d’Art et d’Archéologie du Périgord, dove leggiamo le vicende dei nostri antenati, fra cui il neanderthaliano ‘Homme de Regourdou’, e l’Homo Sapiens “Homme de Chancelade”. Nelle pagine successive (Musée Gallo-Romain Vesunna, Tempio di Vesunna e Jardins des Arènes), numerosi reperti dell’epoca gallo romana ci illustrano com’era la vita quotidiana dell’antica popolazione locale (i Petrocori). Se poi voltiamo pagina e ci avventuriamo nelle anguste e intricate vie del centro, ci ritroviamo catapultati nel Medioevo e nel Rinascimento.
La città vanta la maestosa cattedrale Saint-Front (patrimonio dell’umanità Unesco), che si staglia bianchissima contro il cielo e le cui 5 cupole rotonde di palese ispirazione bizantina si specchiano nelle acque placide del fiume Isle che bagna la città. La sua pianta è a croce greca (come San Marco a Venezia) .
Appena usciti dalla cattedrale ci si può avventurare nelle strade del centro storico e fare qualche goloso acquisto in Rue Limogeanne.
Fra le specialità locali sono da segnalare il tartufo nero, la noce del Périgord in tutte le sue declinazioni (olio alla noce, aceto, liquori e ovviamente dolciumi), formaggi (Cabécou e Trappe d’Echourgnac), vini di Bergerac, confit de canard (carne d’anatra cotta nel suo grasso) e il foie gras.
In bicicletta
Nel pomeriggio vi consiglio di affittare una bicicletta e di pedalare lungo la Voie Verte, una pista ciclabile (e pedonale) che seguendo il corso del fiume costeggia la città e attraversa la campagna per arrivare a Trelissac (a circa 8 chilometri di distanza). Su di essa è facile incontrare anatre e anatroccoli (in primavera), gallinelle d’acqua , aironi, e nutrie.
Abbazie, grotte e misteriosi castelli nel Périgord
Il Périgord Vert ha per “capitale” Brantôme, che venne definita nel 1913 dall’allora presidente R. Poincaré “La Piccola Venezia del Périgord”. Benché tale definizione vada presa cum grano salis, la città, un’isoletta costruita attorno ai due rami del fiume e collegata alla terraferma da ponti e passerelle, ha senza ombra di dubbio tutto lo charme di una città lagunare.
Il più caratteristico dei suoi ponti è il cosiddetto Pont Coudé, un ponte costruito ad angolo retto che attraversa sia la Dronne che un suo canale e dal quale si può ammirare il romanticissimo mulino dell’abbazia, ora ristorante e hotel di charme.
Abbazia
Il luogo è molto suggestivo: ai piedi della falesia che sormonta il fiume si erge l’abbazia benedettina che la leggenda vuole sia stata fondata da Carlomagno. Alle spalle dell’abbazia si snoda, su circa 600 m, il percorso trogloditico. Nel corso dei secoli infatti, le numerose grotte della falesia accolsero non solo alcuni religiosi desiderosi di vivere come eremiti, ma fecero anche da rifugio ai monaci benedettini per sfuggire e difendersi dagli assedi dei quali l’abbazia fu spesso oggetto.
Grotta del Jugement dernier
Da non perdere l’enigmatica grotta del Jugement dernier (giorno del giudizio), nella quale furono scolpiti due giganteschi bassorilievi (risalenti al XV o XVI secolo). L’opera è un vero grattacapo per gli storici dell’arte in quanto il suo stile e la sua maniera inconsueta di rappresentare la crocifissione non rispecchiano in alcun modo le correnti religiose ed artistiche dell’epoca.
L’ingresso all’abbazia è di 6 euro.
Per completare la visita consiglio la mini crociera in partenza dal Pont Coudé che in poco meno di un’ora vi porta alla scoperta della città e dei suoi dintorni.
Il castello dell’alchimista
Il castello di Jumilhac le Grand è un gioiello incastonato fra valli verdissime e dolci colline. Ciò che colpisce immediatamente il visitatore è il suo magnifico tetto in ardesia che, alternando torrette a forma di coni e piramidi, conferisce al castello un’aria misteriosa ed enigmatica.
Avvicinandosi poi alla piazza antistante l’ingresso, il mistero si infittisce: sempre sul tetto sono visibili alcuni pinnacoli decorativi in piombo, rappresentanti bizzarre figure antropomorfe.
L’arcano ci viene svelato durante la visita guidata, nella quale apprendiamo che, sebbene costruito intorno al 1200, il castello venne più volte rimaneggiato nel corso dei secoli successivi. L’aspetto attuale lo deve in parte ad Antoine Chapelle, il primo Conte di Jumilhac,che visse alla fine del XVI secolo.
Si dà il caso che il conte fosse un alchimista desideroso di lasciare una traccia duratura delle sue attività nella struttura dell’edificio. Infatti, oltre che negli elementi decorativi del tetto, il tema dell’alchimia, della trasmutazione del piombo in oro e della ricerca della pietra filosofale è presente anche in alcune sale e nei giardini del castello.
La leggenda della giovane filatrice
Inoltre, sempre in tema di misteri, un affresco raffigurante una giovane filatrice, custodito all’interno di una delle stanze, ha alimentato la macabra leggenda secondo la quale Louise de Hautefort, moglie del secondo conte di Jumilhac, fu murata viva dal marito geloso in una delle torri dell’edificio. Si dice che la sua prigionia durò ben 20 anni durante i quali la donna soleva trascorrere le giornate a filare la lana (e a scrivere di nascosto biglietti d’amore al giovane servitore di cui era segretamente innamorata).
Sarlat , la capitale del Périgord Noir
Il comune denominatore che unisce i magnifici palazzi tardo rinascimentali di Sarlat (la città d’Europa col maggior numero di monumenti storici per km quadrato), è il colore giallo ocra delle pietre con cui sono costruiti i suoi edifici. Nei giorni in cui splende il sole l’effetto di contrasto con le tegole grigio-nero dei tetti è sorprendente.
Place de la Liberté, che si affaccia sul palazzo municipale e che offre una una bellissima prospettiva sul campanile gotico della cattedrale Saint Sacerdos è la piazza principale. È qui che si tiene il celebre mercato che attira acquirenti, turisti e curiosi di tutta la regione.
Curiosità
Nella via che conduce al Manoir de Gisson, uno dei più eleganti edifici della città, non si può far a meno di notare la statua raffigurante un ragazzo seduto sul muretto. Nonostante l’opera si intitoli Le badaud ossia “il passante”, agli abitanti di Sarlat piace credere che si tratti di Jacquou le Croquant (il protagonista dell’omonimo romanzo di Eugène Le Roy, ambientato proprio qui nel Périgord ai tempi delle jacqueries, le sommosse anti feudali francesi del XVII e XVIII secolo).
Ma il panorama più suggestivo di Sarlat è quello che si gode dall’alto della torre campanaria della chiesa Sainte-Marie, oggi sede del mercato coperto. Una volta raggiunta la cima grazie all’ascensore di vetro, un monumento molto particolare attirerà sicuramente la vostra attenzione. Si tratta di un’enorme costruzione cilindrica sormontata da un tetto a forma conoidale situata all’interno del vecchio cimitero. Nonostante venga comunemente chiamata la lanterne aux morts, la sua funzione non è stata accertata e il motivo della sua costruzione costituisce ancor oggi un’enigma. Le ipotesi più accreditate vogliono sia stata eretta verso il XII secolo in onore di San Bernardo e la sua funzione sarebbe stata quella di guidare, come un faro, le anime dei defunti. Ma il mistero perdura…
Gite in canoa
Se c’è un luogo che, per la straordinaria bellezza dei suoi paesaggi, per il caratteristico stile architettonico delle case, per l’abbondanza di castelli e per l’inespugnabilità delle sue fortezze medievali, custodisce e concentra l’anima del Perigord Noir, questo è a mio avviso La Vallée de la Dordogne.
Non a caso un’antica leggenda narra che il Signore, distribuendo castelli a tutte le regioni del mondo, lasciò inavvertitamente cadere il suo sacco al di sopra del Périgord.
Il modo migliore di scoprire questi pittoreschi villaggi del Périgord è senza dubbio la via fluviale. Per esempio ci si può accomodare a bordo di una delle numerose imbarcazioni (gabarre) per un’escursione di circa un’ora, oppure noleggiare una canoa a Vitrac e scendere a valle per 5 km fino a Beynac et Cazenac. In entrambi i casi vedrete sfilare davanti a voi deliziosi borghi immersi nel verde di antiche foreste, castelli da sogno e vertiginose falesie a picco sul fiume.
La Roque Gageac, il gioiello del Périgord
La Roque Gageac è iscritto, assieme a Beynac e Castelnaud, sulla lista dei più bei villaggi di Francia.
Schiacciato fra il fiume e le rocce della falesia, questo originalissimo borgo si espande verso l’alto, in verticale. Questa mancanza di spazio spiega, in parte, l’abbondanza di abitazioni scavate e costruite sulla roccia che si fondono e confondono perfettamente con il paesaggio circostante. Su alcune di esse la vegetazione ha addirittura preso il sopravvento,come ad esempio il Manoir de Tarde, rivestito di un denso manto di edera rampicante.
Grazie alla sua esposizione sud a ridosso della falesia, la Roque Gageac gode tutto l’anno di una temperatura particolarmente mite per queste latitudini. Questo microclima permette la crescita di diverse specie di piante esotiche nel rigoglioso giardino che, partendo dal parcheggio, si inoltra nel villaggio lungo un sentiero-balcone.
Nei pressi della Roque Gageac si trova il bellissimo castello di Josephine Baker. Ve ne parlo qui: Il castello des Milandes di Josephine Baker
Pellegrinaggi, leggende e misteri di Rocamadour
“Lous oustals sul riou, las gleisas sus oustals, lous rocs sus las gleisas, lou castel sul roc”
ossia “ Le case sul fiume, le chiese sulle case, le rocce sulle chiese, il castello sulle rocce.”
Ecco come un antico detto locale descrive la struttura di questo sorprendente borgo nel cuore del Quercy che, dall’alto dei suoi 150 m a picco sulla parete rocciosa ed affacciato sulla valle dell’Alzou, sembra restare sospeso in equilibrio fra il cielo e la terra.
Affinché possiate accertarvi della veridicità di questo detto, è necessario trovare un punto d’osservazione che offra una visione globale del villaggio.
Per questa ragione consiglio di parcheggiare l’auto nei pressi della frazione l’Hospitalet ( a circa 1 km da Rocamadour) e di recarvi al belvedere situato di fronte all’omonimo albergo. Da qui potrete proseguire il cammino a piedi sulla via dei pellegrini, detta Voie Sainte.
Già in epoca medievale tappa intermedia del Cammino di Compostela, Rocamadour cela all’interno delle sue mura numerose leggende. Una di queste narra di come nel XII secolo fu scoperta una sepoltura che custodiva un corpo mummificato in stato di perfetta conservazione. Gli abitanti del villaggio decretarono che si trattasse di un eremita che era solito rifugiarsi in una delle caverne sotto la roccia. In onore di questo personaggio ( che fu poi identificato con Saint Amadour) essi ribattezzarono il villaggio “ Roc Amadour”, ossia “amante della roccia” ( dall’occitano Roc Amator”).
Ma Rocamadour deve la sua fama soprattutto alla statua lignea della Vergine Nera , i cui miracoli, puntualmente annunciati dal rintocco delle campane della chiesa, la elevarono al rango, almeno fino al XIV secolo, di una delle maggiori mete di pellegrinaggio d’Europa.
Seguiamo dunque dalla frazione del Hospitalet le tracce dei pellegrini ripercorrendo la Voie Sainte.
A spasso per Rocamadour
Il sentiero conta numerosi punti panoramici che rivelano tutta la bellezza del paesaggio, un territorio segnato dall’erosione delle rocce e ricoperto da una fitta vegetazione di querce, castagni e alberi da frutto. Arrivati alle fortificazioni e una volta oltrepassata la porta d’accesso al villaggio ci si ritrova sulla strada principale della città bassa, una via costellata di negozi e botteghe, nei quali comprare tante specialità regionali ( ovviamente al ritorno, perché ora bisogna prepararsi spiritualmente, ma soprattutto fisicamente all’ascesa verso la cosiddetta Città religiosa).
Infatti è una monumentale scalinata di circa 220 gradini a separare questo tempio profano della gastronomia dal sagrato della chiesa all’interno della quale è custodita la statua della Madonna Nera .
In passato i pellegrini venuti qui per fare penitenza o per implorare un miracolo dovevano rispettare numerosi codici di comportamento, fra i quali quello che imponeva loro di farsi attaccare una catena attorno al collo e di salire la scalinata sulle ginocchia. Giunti in questo modo al sagrato della chiesa ai penitenti veniva offerta la tradizionale “sportella” ossia la medaglia della Vergine di Rocamadour. (Che ora si può tranquillamente acquistare nel negozio dirimpetto la chiesa).
Refrattari alle penitenze e alle salite? Nessun problema, l’ascensore situato accanto all’Hotel Best Western vi garantirà per qualche euro un’ascesa rapida ed indolore.
La spada nella roccia
Prima di entrare nella cappella Notre Dame, sollevate lo sguardo verso l’alto: vedrete una spada conficcata nella roccia . Secondo la leggenda non sarebbe nient’altro che la celebre Durlindana del paladino Orlando. Per terminare la visita in bellezza consiglio di accedere dal castello al cammino di ronda. Il panorama è mozzafiato.
Nelle viscere della terra, le Gouffre de Padirac
Cosa avreste fatto se foste vissuti tre o quattro secoli fa e, camminando in aperta campagna, vi foste trovati improvvisamente sull’orlo di un enorme abisso di forma circolare d’un diametro di circa 35 metri e apparentemente senza fondo?
Probabilmente la stessa cosa che fecero in quell’epoca gli abitanti di Padirac: avreste pensato si trattasse della porta d’accesso agli inferi e avreste inventato un gran numero di leggende a suo riguardo.
Perché la Gouffre de Padirac diventi un’attrazione turistica bisognerà attendere il mese di luglio 1889 , anno in cui lo speleologo Edouard-Alfred Martel effettua le sue prime esplorazioni. Nel novembre dello stesso anno il sito apre al pubblico.
Situata a 8 km da Rocamadour, Le Gouffre de Padirac è una vertiginosa cavità naturale profonda 103 metri e formatasi in seguito al crollo della volta di una grotta.
I visitatori, dopo avere effettuato una prima discesa in ascensore,raggiungono a piedi l’imbarcadero per una una gita lungo il fiume sotterraneo. La trasparenza dell’acqua è tale che si ha l’impressione che la barca sia sospesa nel vuoto. Dopo circa 10 minuti di navigazione si prosegue la visita a piedi in quella che è a tutti gli effetti una fantasmagoria di concrezioni dalle forme più disparate. La più famosa è senza dubbio la Grande Pendeloque, una stalattite di 60 m che sovrasta il Lac de la Pluie.
Attenzione! In estate come in inverno la temperatura all’interno della grotta è costante: 13°. Portatevi dietro un maglioncino, non ve ne pentirete.
E’ inoltre consigliabile, soprattutto in alta stagione, prenotare in anticipo su internet. Ecco il link con le tariffe:
Bergerac capitale del Périgord Pourpre
Adagiata sulle sponde della Dordogna e circondata da lussureggianti colline ricoperte di vigneti, Bergerac è la capitale del Périgord Pourpre.
Consiglio di iniziare la visita partendo dalla sponda sud della Dordogna collegata al centro dal Vieux Pont, perché è qui che la città offre il più bel panorama sui suoi edifici medievali e rinascimentali.
Sullo sfondo svetta il campanile di stile neogotico della chiesa Notre-Dame, mentre sul lato opposto del fiume in primo piano, il vecchio porto testimonia di come in passato Bergerac fosse uno dei maggiori centri del commercio della regione. E non è raro, ancora oggi, avvistare alcune delle tradizionali imbarcazioni (gabarres) che esportavano il prezioso vino di queste terre in tutta Europa.
Penetrando nel centro storico ci si ritrova immersi in un dedalo di viuzze dalle case con travi a vista e tetti spioventi, piazzette fiorite e numerosi negozi di souvenirs e prodotti locali.
Cyrano de Bergerac
Arrivando in Place Pelissière ci si imbatte nella statua del famoso Cyrano, il personaggio che ha ispirato l’opera di Edmond Rostand. Non senza una punta di delusione però scopriamo che il vero Cyrano non ha probabilmente mai messo piede a Bergerac. Questo dettaglio non ha comunque impedito alla città di farne il proprio emblema e di dedicargli un’altra statua in Place de la Mirpe.
Un palazzo del XVII secolo, costruito attorno al Chiostro des Récollets, ospita la Maison des vins de Bergerac. Oltre ad un percorso olfattivo e tattile, la Maison offre degustazioni ed in alta stagione è possibile incontrare i viticoltori desiderosi di condividere i segreti del loro mestiere.
Quando organizzare una vacanza nel Périgord:
Il periodo migliore per visitare il Périgord va da giugno a metà ottobre. Luglio e agosto sono i mesi meno piovosi.
Se ti è piaciuto questo articolo, condividilo coi tuoi amici! Ecco un’altra idea per visitare il Perigord: Il castello des Milandes di Josephine Baker
E se la Francia ti ha sedotto, perché non continuare il viaggio in un’altra regione? Qualche idea? Voilà:
9 Responses
Che dire? Grazie mille degli spunti, trovo il tuo articolo interessante e utile, ho inserito questi luoghi nella lista delle cose da fare e appena possibile andrò a visitarli. Adoro i castelli e questo è proprio il posto che fa per me!
Che bel viaggetto! Sicuramente mete da visitare soprattutto per la bellezza di paesaggi e storia insita
wow che articolo ricco di informazioni!!! Non conoscevo queste zone e mi hai dato degli spunti davvero interessanti. Avevo già visto in qualche foto il Manoire de Tarde, ma non sapevo dove si trovasse. Terrò sicuramente a mente i tuoi consigli, mi piacerebbe molto visitare anche queste due belle regioni. ☺
Ma grazie! Sono contenta che ti sia piacuto e che lo abbia trovato utile! Non posso che confermare che il Périgord è la destinazione ideale per un viaggio rilassante, slow e a contatto con la natura. Intanto la Francia ha riaperto al turismo, quindi se vuoi approfittarne…
Articolo interessantissimo e da salvare!
Mi piace molto la Francia rurale e conosco il Périgord “di fama”, perché purtroppo non ci sono mai stata, ma dopo aver letto questa tua pagina mi hai fatto venire davvero tanta voglia di prendere e partire (si potesse!).
Davvero un luogo ideale per un turismo “slow”, che di sti tempi è probabilmente quanto di meglio si possa fare.
Non sono ancora stata in questa parte di Francia e ho seguito con interesse il tuo itinerario una buona idea per una vacanza on the road, mi piace molto il paese e questa zona è ricchissima di cose da vedere.
Noi siamo sempre on the road in terra francese ma non abbiamo mai avuto modo di visitare questi territori. Devo assolutamente programmare un itinerario che li comprenda tutti, perchè non voglio perdermeli assolutamente.
Ieri ho avuto uno scambio di consigli di viaggio con un’amica: lei mi ha consigliato di visitare Sarlat e io le ho consigliato di andare a Rocamadour (raggiunta un’estate di qualche anno fa in moto esattamente all’ora del tramonto, uno degli spettacoli più incantevoli che io abbia mai visto!). In questo tuo articolo ci sono entrambe e molto di più. Penso che dovremmo ritornare entrambe in zona e scoprire cosa ci siamo perse 😉
Il viaggio nel Périgord, seguendo alla lettera i consigli del blog, è stato una piacevole ed incantevole scoperta.
Passaggi unici, colori stupendi, atmosfere di un tempo che sembrava scorrere lento ricordando un passato che fu.
Abbiamo raccolto questa proposta e dopo una settimana di permanenza ne siamo stati entusiasti!!
Sinceramente non vedo l’ora di ritornarci per rivedere quei bei posti, e perché no?, lasciarci ancora guidare alla scoperta di tutto ciò che non abbiamo ancora visto!!