Facciata del castello del Catajo

 

Nel corso di una recente vacanza nelle principali città del nord Italia, mi capitò fra le mani un opuscolo turistico che illustrava le bellezze del castello del Catajo, nel cuore del parco dei Colli Euganei in Veneto.

Veduta aerea Castello Catajo

Il Castello del Catajo visto dall’alto. Per gentile concessione del Castello del Catajo

Dal momento che viaggiavo in direzione di Padova, mi dissi che sarebbe stato interessante andare a vedere quel palazzo dall’aspetto così affascinante e dedicare l’intera giornata alla scoperta della zona.

Reminiscenze letterarie

Durante il tragitto in auto (e la siesta del consorte), ebbi modo di dare libero corso ai miei pensieri e, fra una riflessione e l’altra, mi tornarono in mente alcune ottave dell’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto: quelle che parlavano della bella Angelica «del Catai regina».

La leggenda del castello del Catajo

Catai. Nel medioevo era proprio così che veniva chiamata la Cina. Ma che cosa diamine c’entra la Cina con i Colli Euganei e con un castello costruito nel XVI secolo?

In verità non molto.

Ma poiché la parola Catajo si avvicina molto a Catai, la fantasia popolare aveva diffuso la leggenda (che i proprietari del castello si guardarono bene dallo smentire) secondo la quale l’edificio sarebbe stato la replica esatta di quello descritto da Marco Polo nel Milione.

Ora, se è vero che agli occhi del visitatore contemporaneo il castello del Catajo sta alla Cina come Honolulu sta a Riccione, dobbiamo quantomeno tenere presente che all’epoca della sua costruzione, ovvero nel XVI secolo, i blog di viaggio non esistevano ancora e la gente era più suscettibile di credere a qualsivoglia fanfaluca.

Giardino castello Catajo

Il castello del Catajo dai giardini. Per gentile concessione del castello del Catajo

La dura realtà

In realtà l’origine del nome è molto più prosaica.

Catajo è la deformazione di Ca Tajo, ovvero casa/dimora sul Tajo. (Il Tajo, ovvero taglio, si riferisce molto probabilmente al canale che divise (tagliò) in due parti i terreni circostanti).

La famiglia degli Obizzi

Il Castello del Catajo, nel cuore del parco dei Colli Euganei in Veneto, venne edificato nei primi anni del XVI secolo per volere degli Obizzi, una ricca, nonché stravagante, famiglia di origine francese giunta in Italia verso l’anno mille.

Ma che cosa aveva spinto questa agiata ed eccentrica famiglia a voler la costruzione di un castello militare in tempo di pace mentre tutte le altre si facevano innalzare sontuose ville ed eleganti palazzi? Ma soprattutto per quale ragione la rampa di scale che dal Cortile dei Giganti conduce ai piani superiori ha una forma tanto particolare ?

 

Cortile dei Giganti

Ebbene, gli Obizzi non erano nobili. Le loro enormi ricchezze provenivano principalmente dalle guerre e dalle battaglie in cui prestavano servizio come capitani di ventura e da alcuni matrimoni con ricche ereditiere. Fra questi spicca quello di Luigi Obizzi con la nipote di Papa Innocenzo IV.

Agli Obizzi serviva quindi un edificio che potesse alloggiare una folta schiera di truppe mercenarie ed essere nel contempo testimonianza della riuscita economica e dell’ascesa sociale della famiglia.

Divertimenti

Dal momento che la marzialità era una lunga tradizione di cui non volevano perdere l’abitudine, gli Obizzi, oltre a salire ai piani superiori senza smontare da cavallo, grazie al particolare tipo di rampa di cui dicevo prima, erano soliti inscenare delle vere e proprie battaglie navali nel cortile interno del castello.

Quest’ultimo, anche chiamato Cortile dei Giganti per via degli affreschi sulle pareti, in parte ancora visibili, veniva completamente riempito d’acqua attraverso un complesso dispositivo idraulico.

Dall’alto della grande terrazza, un vero e proprio belvedere in cui gli Obizzi solevano dare feste e ricevimenti, gli invitati non potevano credere ai loro occhi di fronte a un tale spettacolo! Alla famiglia piaceva sorprendere gli ospiti!

Il cortile dei Giganti

Il cortile dei giganti visto dall’alto della terrazza

Insomma questi Obizzi erano una famiglia alquanto stravagante ma molto interessata alle belle arti e alla cultura. Nel 1592 Pio Enea II fece costruire il giardino delle delizie attiguo al palazzo e oggi aperto al pubblico, un teatro coperto e commissionò la peculiare fontana dell’elefante che sta di guardia all’ingresso.

la fontana dell'elefante

Un elefante dagli occhi a mandorla

Opere d’arte al castello del Catajo

Gli Obizzi andavano inoltre molto fieri della loro lunga dinastia. Fu proprio per questa ragione che, a illustrazione e testimonianza delle gesta della sua famiglia e delle importanti relazioni che aveva intessuto con la nobiltà europea, Pio Enea incarica l’artista Gian Battista Zelotti di affrescare le sale del piano nobile del palazzo con scene tratte dagli avvenimenti più marcanti della saga degli Obizzi. Passeggiando di stanza in stanza, si ripercorre così tutta la storia (almeno, fino all’epoca degli affreschi) della famiglia.

Salone affreschi Catajo

Gli interni del castello. Credit photo: Castello del Catajo

La casata si estinse nel 1803 per mancanza di eredi e il castello passò agli Asburgo i quali trasferirono le ricche collezioni di mobili e oggetti d’arte in Austria e nell’attuale Repubblica Ceca. Fa eccezione la fontana dell’elefante, troppo fragile per poter essere portata via.

Oggi il castello è di proprietà privata.

Dalla terrazza si scende ai piani inferiori attraverso un esiguo passaggio scavato nella roccia nel quale non si può fare a meno di notare una figura femminile scolpita nella roccia.

Gabrina

Si tratta della cortigiana Gabrina (ancora una reminiscenza ariostesca!) che sebbene brutta, vecchia e zoppa allietava con i suoi scherzi (e sembrerebbe anche con le sue arti amorose) la vita degli uomini di corte.

Avvicinandoci alla nicchia leggiamo:

Gabrina giace qui vecchia e lasciva

qua dal vago zerbin portata in groppa

che, benché sorda, stralunata e zoppa

 si trastullò in amor sinché fu viva.”

Ma non bisogna sostare troppo a lungo davanti a Gabrina: potrebbe giocarvi uno dei suoi scherzi ed innaffiarvi con uno spruzzo d’acqua!

 

La vecchia cortigiana del castello del Catajo

La cortigiana Gabrina

 

Un elefante dagli occhi a mandorla

Prima di uscire dal castello e dirigermi verso il bel giardino all’italiana di cui avevo visto le foto sull’opuscolo, rivolgo un’ultima occhiata all’ elefante e mi accorgo che ha gli occhi a mandorla. Ma allora torniamo alla casella di partenza col Catai, l’oriente e la Cina ?

In parte sì: come mi spiegherà la guida, nel ‘500 si pensava gli animali di un determinato paese avessero gli stessi tratti somatici dei suoi abitanti, e quindi era cosa normalissima che l’elefante avesse gli occhi a mandorla.

Il Laghetto del Catajo

Il laghetto del castello

Se vi è venuta voglia di visitare il castello del Catajo, nel cuore del parco dei Colli Euganei in Veneto, troverete qui tutte le informazioni pratiche:

Pagina del Castello del Catajo

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4 Responses

  1. Avevo sentito parlare di questo castello e l’avevo inserito nella mia lista di gite fuori porte in regione. Inutile dire che, con questo articolo, m’è venuta ancora più voglia di visitarlo e di conoscere la sua incredibile storia!

  2. Che bello questo castello, non ne avevo mai sentito parlare. Mi piacerebbe un sacco poterlo visitare, anche se il Veneto è un po’ troppo lontano per me. Vedremo se riuscirò ad organizzare un viaggio da quelle parti.

  3. Ho scoperto l’esistenza di questo castello non più di una settimana fa e ora trovo il tuo articolo che lo descrive così bene. Vivo in Veneto e non me sapevo niente, una vergogna. Dovrò rimediare quanto prima, è bellissimo, imponente.

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