I castello della Loira Chenonceau

Fin da bambina, i castelli della Loira popolavano le pagine dei miei libri di geografia come le immagini di un sogno: sagome eleganti riflesse su  placidi fiumi, giardini che sembravano usciti da un quadro,  torri aggraziate che bucavano cieli limpidi. Tra le righe stampate e le foto patinate, quei nomi — Chenonceau, Villandry, Chambord, Azay-le-Rideau — erano promesse di una Francia gentile, colta, scolpita nel tempo.

Un Viaggio nei Castelli della Loira: Dove la Storia si Incontra con l’Architettura

Crescendo, ho imparato che non si trattava soltanto di bellezza architettonica, ma di una vera e propria grammatica della civiltà europea, un codice in pietra in cui si incontrano arte, storia, natura e potere. I castelli della Loira, con le loro facciate chiare e le scale elicoidali, sono i testimoni silenziosi di una cultura che ha creduto nella misura, nell’intelligenza e nell’armonia.

I castelli della Loira

Ma l’idea di visitarli di persona era rimasta sospesa, come una promessa che aspetta di essere mantenuta. Quell’occasione si è presentata quasi per caso, durante un soggiorno a Périgueux, dove vive la famiglia di mio marito. Era settembre, il clima era perfetto, e avevo bisogno di bellezza: non quella effimera o esibita, ma quella che affonda le radici nella storia e ti riconcilia con il mondo.

Così è nato il mio viaggio di quattro giorni tra i castelli della Loira. Un itinerario scelto non per esaustività, ma per affinità: ho preferito lasciare indietro i luoghi più affollati — come Chambord, che in quel momento era parzialmente in restauro — per concentrarmi su quelli in cui l’esperienza estetica e intima poteva esprimersi pienamente.

In questo racconto vi porterò con me attraverso Azay-le-Rideau, Chenonceau, Villandry e Chinon.

Ma prima, lasciate che vi dica una cosa: visitare i castelli della Loira non è solo un viaggio nello spazio. È un viaggio nello spirito. Un ritorno a quella parte di noi che crede ancora che bellezza, intelletto e armonia possano coesistere.

 

Viaggio verso i castelli 

Come già accennavo, il mio punto di partenza è stato Périgueux, gemma incastonata nel cuore del Périgord, dove la famiglia di mio marito ci accoglie ormai da anni per le vacanze. Da lì, con la valigia piena di libri, guide di viaggio e speranze, abbiamo puntato verso nord, lasciandoci alle spalle i toni caldi della Dordogna per seguire il corso elegante della Loira.

La nostra base operativa – che dico base! Un’oasi, un rifugio dell’anima! – è stata un bed and breakfast a Langeais, non lontano da Azay-le-Rideau. “Le Clos Rabelais”: già il nome è un programma, un omaggio all’irriverenza colta. Piccola proprietà, sì, ma con una grazia intima, raffinata. Le stanze? Arredate con una cura maniacale, e pulitissime. 

E il proprietario! Un signore inglese dallo sguardo acuto e  con quel senso dell’umorismo tagliente e irresistibile tipico della migliore scuola britannica.  E poi c’era Clyde, lo spaniel giocherellone, la nota buffa in questo quadro perfettamente armonico. Un personaggio, più che un cane.

Giorno 1 – Azay-le-Rideau: l’equilibrio sulla superficie dell’acqua

Il primo castello visitato è stato proprio Azay-le-Rideau, una gemma rinascimentale costruita su un’isoletta dell’Indre. È forse il più “italiano” dei castelli della Loira, non per caso costruito durante il regno di François I, grande estimatore di Leonardo e del classicismo. La simmetria delle facciate, il disegno raffinato delle finestre, le logge leggere: tutto a Azay parla la lingua della grazia.

I castelli della Loiea, Azay le Rideau

Camminando lungo il fossato che circonda il castello, dove l’acqua riflette con precisione quasi pittorica le torri e le murature, mi è tornato in mente un passaggio di Stendhal: “La bellezza è una promessa di felicità.” Qui, quella promessa sembra mantenuta. All’interno, le sale sono arredate con sobrietà e grande gusto, e il nuovo percorso museografico è pensato per accompagnare il visitatore in un viaggio nella vita quotidiana del Cinquecento.

Giorno 2 – Villandry: quando l’orto diventa arte

Il giorno seguente è stato dedicato a Villandry, celebre non tanto per l’edificio — elegante ma contenuto — quanto per i suoi giardini.

Villandry è uno dei luoghi in cui il concetto di “giardino alla francese” raggiunge il suo apice. E in effetti, i giardini di Villandry non sono semplicemente belli: sono un trattato di estetica applicata alla natura. Divisi per temi — amore tenero, amore passionale, amore tragico — con siepi di bosso tagliate con la precisione di un intaglio gotico, rappresentano un linguaggio simbolico ormai quasi perduto, ma incredibilmente commovente.

I castelli della Loira, Villandry

Passeggiare tra queste geometrie verdi, mentre le fontane zampillano con discrezione e l’aria profuma di bosso ed erbe aromatiche, è un’esperienza quasi meditativa. Mi sono fermata a lungo, seduta su una panchina, a osservare il passaggio delle nuvole sulle siepi, pensando a quanto l’uomo possa ancora dialogare con la terra senza distruggerla, ma anzi rendendola sublime.

Giorno 3 – Chenonceau: il potere in punta di piedi

Il terzo giorno è stato dedicato a uno dei castelli più celebri e amati della valle: Chenonceau. Costruito sul fiume Cher, sospeso come un sogno grazie a quella serie di archi che si riflettono nell’acqua con una grazia quasi musicale, Chenonceau è un manifesto della grazia femminile applicata all’architettura. È il castello delle donne. Una costruzione che più di ogni altra riflette la tensione tra grazia e potere— Diane de Poitiers, Caterina de’ Medici, Louise Dupin — in ogni epoca le donne hanno lasciato un’impronta discreta.

Il percorso interno è uno dei meglio curati di tutta la Loira: ogni stanza è allestita con rigore e senso della narrazione. Dai camini scolpiti alle cucine, dai fiori freschi nei vasi alle collezioni di porcellane, tutto contribuisce a restituire l’anima del luogo. L’elemento che più mi ha colpito? La Galleria sul ponte, lunga, elegante, inondata di luce. straordinaria invenzione architettonica che trasforma un passaggio in una sala da ballo sospesa sulle acque dello Cher.

Anche i giardini, diversi da quelli di Villandry ma non meno curati, completano la visita con un equilibrio perfetto tra natura e composizione.

Giorno 4 – Chinon: roccaforte e memoria medievale

L’ultimo giorno l’ho dedicato a Chinon, meno conosciuto rispetto agli altri, ma importantissimo dal punto di vista storico. Qui incontriamo un’architettura più severa, ancora medievale, nel senso più puro e glorioso del termine. Fu qui, nel 1429, che Giovanna d’Arco incontrò il delfino Carlo VII e gli giurò fedeltà. La rocca di Chinon domina la Vienne dall’alto come un pugno chiuso. Non ha nulla della levigatezza, della frivolezza decorativa dei castelli rinascimentali. Qui non si danza: qui si combatte.

Ma proprio per questo Chinon è essenziale in un percorso tra i castelli della Loira: perché rappresenta le radici storiche, la Francia guerriera e spirituale, la tensione tra fede e politica. Il borgo sottostante, delizioso e animato, è il luogo ideale per fermarsi a mangiare una tarte salée o a bere un bicchiere di Chinon rosso, robusto e sincero come le sue pietre.

Il castello mancante: Chambord

Molti mi hanno chiesto: “Hai visto Chambord?” Ebbene no. In quei giorni il castello era in parte chiuso per lavori di restauro, e l’idea di visitarlo in modo frammentario, o peggio tra ponteggi e limitazioni, mi sembrava un’ingiustizia estetica. Chambord merita un incontro solenne, preparato, quasi rituale. Sarà per la prossima volta — magari la prossima primavera.

Un sogno su due ruote

Durante il viaggio, non ho potuto fare a meno di notare le piste ciclabili perfettamente tracciate lungo la valle: percorsi sicuri, panoramici, che permettono di unire castelli, natura e tempo lento. Molti turisti percorrono tratte brevi tra un castello e l’altro, ma ho deciso che quando tornerò — perché tornerò — sarà in bicicletta, per almeno una settimana, seguendo il ritmo del fiume e lasciandomi sorprendere anche dai castelli minori, dalle abbazie, dai piccoli musei, e dal Clos Lucé, dove Leonardo da Vinci trascorse gli ultimi anni della sua vita. Immagino già le soste: un calepino per prendere appunti nella borsa, il vento leggero nei capelli, il profumo dei tigli. Un altro modo, più intimo, per vivere la Loira.

A presto, tra pietra e sogno

I castelli della Loira sono molto più di una meta turistica: sono una mappa del tempo e del gusto europeo, un invito a ritrovare un dialogo tra bellezza, natura e storia. Questo viaggio è stato solo un assaggio, e sento già il desiderio di tornare — con altri occhi, altre stagioni, altre letture.

Nei prossimi articoli vi racconterò nel dettaglio ciascun castello, le curiosità architettoniche, le collezioni d’arte, i personaggi storici.  Perché la Valle della Loira è un luogo che non si esaurisce: si attraversa, si esplora, si contempla.

E se è vero che “la bellezza salverà il mondo”, come scrive Dostoevskij, allora un buon punto di partenza potrebbe essere proprio qui — tra i castelli della Loira, con le loro acque tranquille e il silenzio che li racconta.

 

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