Visitando l’Alhambra di Granada , l’ultima roccaforte dell’impero arabo al-Andalus, non possiamo fare a meno di ripensare ai versi del poeta Francisco de Icaza che affermano che nella vita non vi è nulla di peggio che essere cieco a Granada.
Forse, però, Boabdil, l’ultimo sultano della dinastia Nasride, avrebbe preferito una tale condizione piuttosto che vedere Granada e l’Alhambra cadere in mano ai re cattolici.
La Reconquista
Il 2 gennaio 1492, Ferdinando e Isabella di Castiglia fanno il loro ingresso trionfale a Granada. È proprio il mesto Boabdil a venirgli incontro e a consegnare loro le chiavi della città. La capitolazione di Granada segna la fine del lungo regno arabo in Spagna durato più di sette secoli. Al sovrano sconfitto non resta altro che la via dell’esilio.
Il sospiro del moro
La leggenda narra che Boabdil, voltandosi un’ultima volta verso l’Alhambra, avesse pianto come un bambino, incurante delle dure parole di rimprovero di sua madre Aicha : « Non piangere come una donna ciò che non hai saputo difendere come un uomo ».
Ma oltre alla perdita del potere, alla sconfitta e all’esilio dall’Alhambra, c’era sicuramente qualcos’altro che suscitava il pianto di Boabdil. Che cosa poteva essere?
Meraviglie dell’ Alhambra di Granada
Chiudete gli occhi e immaginate una città rossa e turrita le cui mura si infiammano alla luce del tramonto. Una città che si staglia contro un cielo azzurro e terso e che ha come sfondo le cime innevate della Sierra Nevada.
Riempitevi i polmoni dei profumi inebrianti di gelsomini, zagare e rose, ascoltate il canto degli uccelli e il fruscio delle foglie dei suoi giardini, agitate da un lieve soffio di vento.
Seguite con lo sguardo lo zampillare delle fontane e il rincorrersi degli insetti attorno alle vasche e bacini d’acqua. Poi entrate nel palazzo e sollevate gli occhi: intagli, stucchi, fregi e capitelli vorticano in una fantasmagoria decorativa tipica della tradizione araba.
Quando Carlo V entrò per la prima volta a Granada esclamò: “Disgraziato colui che ha perso tanto!” Che si riferisse forse al povero Boabdil?
L’Alhambra di Granada dalle origini ai giorni nostri
Il complesso dell’Alhambra come lo vediamo oggi è il frutto di lunghi anni di pazienti restauri che iniziarono nell’800, in pieno romanticismo.
Ma ripercorriamo brevemente la storia di questo incredibile complesso.
Fu Muhammad I Alhamar della dinastia dei Nasridi ad avviare i lavori di costruzione nel 1238. Il luogo che scelse fu la collina di Sabika, a ridosso dell’antica Madinat Garnata, il nucleo più antico di Granada, fondato nel 756. Nei secoli successivi il complesso fu arricchito e ampliato da Yusuf I e Muhammad V.
L’Alhambra, il cui nome è la deformazione di “Qa’lat-al-Hamra”, ossia “il castello rosso”, voleva essere nel contempo una fortezza, una residenza reale e una vera e propria città. Vista dall’esterno, le sue imponenti mura e le varie torri difensive le conferiscono l’aspetto di un baluardo inespugnabile.
L’Alcazaba
L’Alcazaba, che significa fortezza, è il nucleo più antico del complesso ed è racchiusa da una triplice cinta muraria. Delle 24 torri orginarie ne rimangono solo 8, fra cui la torre della Vela, alta 27 metri. Dalla sua sommità lo sguardo domina l’intera città di Granada e il Sacromonte. Non a caso fu proprio qui che nel 1840 venne collocata una campana per commemorare la vittoria dei re cristiani. Da allora ogni 2 gennaio suona a festa per la ricorrenza.
La porta della Giustizia
Alla fortezza si poteva accedere da 4 porte. Degna di nota è la Bib Axarea, ossia la Porta della Giustizia. Era questo il luogo dove avvenivano i processi. L’ingresso ad arco a ferro di cavallo è sormontato da una mano, le cui 5 dita simboleggiano i 5 pilastri dell’Islam.
All’interno, al centro dell’arco di una seconda porta più piccola, si vede una chiave. Esistono diverse interpretazioni circa il suo significato. Si potrebbe trattare dell’emblema del potere dei sultani sulla città oppure della chiave d’accesso al paradiso. Spostando lo sguardo ancora più in su, vediamo una statua della Vergine col Bambino. Furono i cristiani a porvela dopo la conquista di Granada, in segno della vittoria sull’Islam.
La residenza reale, ovvero l’Alcazar
Era il luogo di residenza del sovrano e della sua corte. La cosa che maggiormente colpisce il visitatore che ne varca la soglia è il netto contrasto con l’imponenza e austerità delle mura di cinta esterne. Gli interni del palazzo, infatti, sono decorati con raffinati arabeschi e maioliche.
La struttura si articola su 3 complessi a sé stanti, tutti provvisti di un cortile interno:
Il Meswar era la camera del consiglio, dove il sultano si riuniva con i suoi consiglieri e ascoltava le richieste dei sudditi. È forse la parte che ha subito più cambiamenti nel corso dei secoli.
A casa del sultano dell’Alhambra di Granada
Dal Meswar si accede al Palazzo Comares, la residenza ufficiale del sultano, le cui stanze si affacciavano sul Patio dei Mirti (Patio de los Arrayanes). Il nome è dovuto alla presenza di mirti attorno all’enorme vasca situata al centro del cortile. Se strofinate fra le dita qualche fogliolina, avrete una profumatissima sorpresa.
Dal Patio dei Mirti si accede alla sala del trono, la Sala de los Embajadores. Il suo interno è un capolavoro di maestria e tecniche ornamentali del mondo arabo. La sala è sovrastata da una cupola in legno intagliato e decorato da una ricchissima trama di stucchi policromi.
Versi sulle pareti dell’Alhambra di Granada
Le pareti dell’Alhambra sono istoriate da scritte in caratteri kufici e in arabo classico. Finora ne sono state tradotte più di 10 mila. La più ricorrente recita “Wa-lā gālib illā-Allah” ossia “ Non c’è vincitore all’infuori di Allah”.
L’Harem
L’Harem si affaccia attorno al Patio de los Leones in mezzo al quale confluiscono 4 rivoli d’acqua – un chiaro riferimento ai 4 fiumi del paradiso terrestre. I 12 leoni di marmo bianco della fontana sorreggono una vasca anch’essa di marmo, sulla quale spiccano i versi del poeta Ben Zamrak.
È da questo patio che si accede alla spettacolare sala de las dos Hermanas con il soffitto decorato a nido d’ape e arricchito da cristalli colorati, stalattiti, nicchiette, filigrane e azulejos. La luce proveniente dalle 8 finestre conferisce alla cupola a forma di stella una leggerezza eterea, come se fluttuasse nell’aria.
Il Generalife
Il palazzo del Generalife era la residenza estiva dei sultani. Si trova su una collina all’esterno dell’Alhambra e vanta meravigliosi giardini a terrazza coltivati ad alberi da frutto e attraversati da innumerevoli canali d’irrigazione.
L’Alhambra di Granada: un paradiso imperfetto
Tuttavia l’Alhambra era un paradiso imperfetto. Certo, dall’esterno dava l’impressione di essere una fortezza inespugnabile, ma in realtà la stabilità dell’impero Nasride era dovuto soprattutto alla politica e alle intricate relazioni diplomatiche.
Congiure a palazzo
Inoltre, la vita di corte era tutt’altro che pacifica: congiure e intrighi erano all’ordine del giorno. A farne le spese fu lo stesso sultano Yusuf I, che venne assassinato da una delle sue guardie nel 1354.
Furono proprio le rivalità interne alla dinastia che accelerarono il suo declino. Nel 1482 il papa indisse una crociata contro Granada, e nel 1492 la città, dopo un lungo assedio, venne consegnata a Ferdinando e Isabella di Castiglia.
L’Alhambra Cristiana
Per sancire la vittoria, i sovrani cattolici vollero innalzare fra le mura dell’Alhambra alcuni nuovi edifici fra cui un convento e una chiesa. Ma fu Carlo V che nel 1527 commissionò un monumentale palazzo che doveva rivaleggiare in magnificenza con l’Alcazar. L’incarico spettò all’architetto Pedro Machuca, il quale progettò un imponente palazzo di stile Rinascimentale.
I lavori, tuttavia, dovettero essere interroti un secolo più tardi a causa della mancanza di fondi e della importante crisi economica che fece seguito alla cacciata dei Mori del 1609. Con la sospensione dei lavori tutta l’Alhambra venne lasciata all’abbandono.
Un brutto presagio?
Ma allora, forse, le lacrime di Boabdil erano anche il presagio dei secoli di decadenza e abbandono di cui l’Alhambra di Granada in Andalusia, l’ultima roccaforte dell’impero arabo al-Andalus sarebbe stata vittima?
Decadenza
Nell’800, le truppe napoleoniche distrussero gran parte delle fortificazioni. L’Alhambra, un tempo fortezza inespugnabile e paradiso del Corano, diventa un rifugio di briganti e gente di malaffare. Fu così che la conobbe il celebre scrittore americano Washington Irving, quando arrivò a Granada nel 1829.
L’Alhambra di Granada riscoperta
Non dimentichiamoci che siamo nel secolo del romanticismo, e tutto ciò che è in rovina esercita un fascino irresistibile per la sensibilità dell’epoca. Nella stessa città di Granada fiorirono numerose leggende circa quel favoloso complesso e alle quali Irving si ispirò per scrivere I racconti dell’Alhambra.
Il libro riscosse molto successo fra i suoi contemporanei e fu in parte grazie a esso se nel 1870 l’Alhambra venne dichiarata monumento nazionale e se molti viaggiatori la scelsero come meta del loro Grand Tour. I lavori di restauro hanno inizio
Nel 1984, l’Alhambra di Granada in Andalusia venne dichiarata Patrimonio dell’umanità ed è oggi uno dei monumenti più visitati d’ Europa. Io l’ho inclusa nel mio itinerario di viaggio di undici giorni in Andalusia e ve ne parlo qui: Andalusia senza automobile
Per acquistare in anticipo i biglietti per l’Alhambra di Granada: Biglietti per l’Alhambra
11 Responses
Sono stata a Granada in diverse occasioni e soprattutto stagioni. L’Alhambra però mi stupisce ogni volta e, ogni volta la ritrovo più bella. Forse è anche la magia di un mondo così lontano dal nostro ma perfettamente integrata a renderla così suggestiva.
Ma noo!! Peccato! I giochi d’acqua sono parte integrante del complesso dell’Alhambra! Devi assolutamente tornarci.
Ho visitato l’Alhambra tanti anni fa e l’ho trovata bellissima. Devo dire che a me è piaciuta tutta la città di Granada. La sfortuna ha voluto che tutte le fontane fossero in ristrutturazione, quindi ho visitato l’edificio completamente “asciutto”, spero di tornarci un giorno e vederla al suo meglio.
Ce l’ho! hehehe Ho visitato l’Alhambra una sola volta, ma sono stata a Granada più volte per lavoro. É davvero stupenda e la consiglio a tutti di visitarla. Abbiamo la stessa foto davanti alla porta di giustizia hehehe
L’Andalusia mi ha conquistato e Granada è davvero meravigliosa, ricca di arte , storia e tradizione : cosa volere di più ?
Un bel nome per una cucciolotta! Ti auguro di poter visitare l’Alhambra al più presto. È davvero un posto incantevole.
Pensa che prima di riuscire a visitarla l’avevo sognata per anni. Sono contenta che si sia rivelata all’altezza dei miei sogni.
Ma lo sai che avevo una cucciolotta di Boston Terrier che si chiamava Alhambra? Le avevo dato questo nome perchè vedere questo posto è sempre stato nei miei sogni, ma purtroppo ancora non ci sono riuscita. Speriamo nel prossimo futuro!
Siamo stati più volte on the road in Andalusia, fermandoci spesso a Granada. Ma all’Alhambra siamo stati solo una volta, rimanendo davvero affascinati dalla strepitosa atmosfera che Si respira al suo intero.
Veronica hai davvero la dote di farci immergere in mondi mistici e difficilmente concepibili. Grazie per il tuo racconto, lo conserverò per quando visiterò finalmente questi luoghi!
Un altro post interessantissimo, grazie! La cosa che mi piace sempre di Meraviglieuropa è il modo in cui Veronica sa dipanare racconti intrecciandoli ai viaggi che propone :-). Con lei la storia dei luoghi non è mai una lezione da imparare, ma una bellissima storia da ascoltare e, soprattutto, da ripercorrere.